Ultimo Aggiornamento 8 Agosto 2013

Alcuni test di laboratorio come il fibrotest-actitest o l' APRI test (AST/Piastrine Ratio Index) possono esser un utile ausilio stadiativo, specie se associati ad informazioni ecografiche ed eco color Doppler ed in presenza di stadi avanzati di danno epatico. Un valore maggiore di 0.95 -1 costituisce un valido riferimento dotato di elevata accuratezza diagnostica per la identificazione del paziente cirrotico.
Ciononostante la migliore risorsa a disposizione per definire l'entità dell'involuzione fibrocicatriziale che accompagna le forme più severe di epatopatia cronica rimane la biopsia epatica.
Tramite questa manovra invasiva (da praticare in ambiente ospedaliero ancorchè in regìme di day hospital) viene prelevato un frammento di tessuto epatico (per via intercostale o sottocostale, guidata o meno dalla ecografia che in tempo reale segue il tragitto dell'ago nel fegato) ed è possibile definire con esattezza l'entità del danno fibrocicatriziale epatico e l'eventuale necessità di trattare o la possibilità di differire il trattamento, ma è anche possibile definire il peso di patologie intercorrenti (alcolismo, coinfezioni ad esempio da HIV, steatosi) nella severità della malattia epatica ed in taluni casi, forme criptogenetiche, di identificarne la causa (cirrosi biliare primitiva e/o autimmunitaria, emocromatosi etc).


Dai 150 € spesi per una biopsia con buon "post-operatorio" ( il paziente viene monitorato fin a 3 ore dalla manovra prima di venir dimesso dal Day Hospital) si può arrivare ad una "spesa" di oltre 5000 € in presenza di complicanze maggiori.

Essa richiede per fornire informazioni attendibili almeno di ottenere un frammento epatico di 2 centimetri e con una adeguata rappresentazione di spazi portali, >10. E ciò non sempre è possibile.
Secondo uno studio in meno del 30% dei casi.
Se ottenere un campione frammentato rende inadeguata la lettura del danno epatico, anche il frammento "ideale" può essere inadeguato ad esprimere una stadiazione efficace della epatopatia.
Esso infatti è solo una piccolissima porzione di fegato (un frustolo deve contenere almeno 10 spazi portali ed il fegato ne contiene oltre 1.000.000) ed il danno epatico può essere differente (non omogeneo) nelle varie sezioni del fegato con la conseguenza che si può sottostimare o sovrastimare l'effettiva entità del danno epatico.
Se la seconda condizione può "preventivamente" esser vantaggiosa per il paziente, sottostimare l'effettiva severità della malattia può impedire una corretta strategia terapeutica.

Cosa dobbiamo tenere a mente?
- F0 in cui non vi è danno fibrocicatriziale ed il fegato è, nonostante l'infezione in corso, sostanzialmente normale.
- F1 in cui il danno è limitato, non significativo ed è lecito pensare di rimanere in vigile attesa, senza trattamento (salvo in casi di virus particolarmente sensibile al trattameno, alcuni sierotipi del virus HCV han tassi di risposta alla terapia combinata interferone-ribavirina di circa il 75%).
- F2 in cui il danno fibrocicatriziale può essere considerato significativo ed il paziente da candidare alla terapia del caso (se l'epatite è virale peg interferone e Rbavirina in caso di epatite C, lamivudina od adefovir in alternativa od associazione con l'IFN nel caso delle forme B correlate).
- F3 in cui il danno sclerocicatriziale, la fibrosi, è severo.
- F4 in cui il paziente è da considerare pre o francamente cirrotico.
